Quando verrà meno la parola profetica,
il popolo andrà in rovina. (Pr 29,18)
il popolo andrà in rovina. (Pr 29,18)
IL DEPOSITO DELLA FEDE
(DEPOSITUM FIDEI)
I. PREMESSA
Uno studio ampio sulle Rivelazioni Private non può prescindere dall'approfondimento di un altro argomento fondamentale della Dottrina Cattolica, ovvero il Deposito della fede.
Questo è motivato dal fatto che Deposito della fede e Rivelazione sono uno conseguente l'altra sia teologicamente che cronologicamente. Come vedremo l'assenza di una teologia organica e definita solennemente dal Magistero riguardo le Rivelazioni Private si riverbera inevitabilmente nell'indeterminatezza di alcuni aspetti del Deposito della fede.
Cercheremo comunque di esporre gli elementi certi e quelli incerti della dottrina, utilizzando come fonti primarie il Concilio Tridentino, il Concilio Vaticano I ed il Concilio Vaticano II.
Questo è motivato dal fatto che Deposito della fede e Rivelazione sono uno conseguente l'altra sia teologicamente che cronologicamente. Come vedremo l'assenza di una teologia organica e definita solennemente dal Magistero riguardo le Rivelazioni Private si riverbera inevitabilmente nell'indeterminatezza di alcuni aspetti del Deposito della fede.
Cercheremo comunque di esporre gli elementi certi e quelli incerti della dottrina, utilizzando come fonti primarie il Concilio Tridentino, il Concilio Vaticano I ed il Concilio Vaticano II.
II. DEPOSITO DELLA FEDE - DefinizioneCon l'espressione "Deposito della fede" (in latino "Depositum fidei"), nella Dottrina Cattolica, si intende quell'unico[1] patrimonio di ogni verità salvifica e di ogni disciplina morale[2a] insegnate da Gesù[2b], mediatore e pienezza di tutta intera la Rivelazione[3], agli Apostoli e da questi trasmesse[4] affinché la Chiesa le custodisca[5].
Dal Deposito della fede il Magistero della Chiesa attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio[6], non potendo questa aggiungere nulla[7] a quanto, almeno implicitamente[8], è già contenuto nella Rivelazione. L'intelligenza, ovvero la comprensione, di tali verità progredisce nella Chiesa lungo i secoli con l'assistenza dello Spirito Santo[9][10]. Episcopato e fedeli cattolici sono chiamati a ritenere, praticare e professare concordemente la fede trasmessa[11]. Il concorde insegnamento del magistero ordinario e la fede concorde del popolo cristiano da se stesso manifesta in modo certo ed infallibile che una certa verità è rivelata da Dio[12]. |
L'ufficio poi d'interpretare autenticamente questo deposito è affidato solo al Magistero della Chiesa che lo esercita sia in forma ordinaria che in quella straordinaria o solenne [13]. La forma ordinaria è l'insegnamento dell'episcopato cattolico sparso nel mondo che svolge la sua missione in sintonia con il Vescovo di Roma. La forma solenne è esercitata personalmente dal Papa quando parla ex cathedra e da un Concilio ecumenico che sentenzia sotto la sua presidenza[14].
III. SIGNIFICATO
Con il termine "deposito" (in greco parathēkē) si vuole significare che la Chiesa nel corso dei secoli non aggiunge nulla alla rivelazione di Gesù, ma la trasmette fedelmente come un bene ricevuto in custodia. Il termine parathēkē è presente solo tre volte in tutto il Nuovo Testamento[15] ed è sempre accostato al termine phylassein (custodire) come a sottolineare il dovere di ascoltare, conservare e poi restituire o trasmettere intatto quanto Gesù ha affidato agli Apostoli[16]. Con la morte dell'ultimo degli Apostoli, ovvero S.Giovanni, si considera conclusa la Rivelazione pubblica; alle verità da essi insegnate non è più possibile "aggiungere" nulla[17]. Ma di queste verità la Chiesa non ha avuto, fin dall'inizio, una piena ed esatta comprensione; solo nel corso dei secoli ne prende coscienza in misura sempre maggiore. “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo”[18]. Perciò la Chiesa può all'occorrenza definire nuovi dogmi che non sono "aggiunte" al Deposito della fede, ma piuttosto chiarificazioni di questioni ancora non pienamente comprese o non ancora accettate da tutti. Ad esempio il dogma dell'Assunzione di Maria Santissima, seppure proclamato soltanto nel 1950, esprime una verità le cui prime testimonianze scritte risalgono addirittura al IV secolo. La costituzione dogmatica Munificentissimus Deus, promulgata da Pio XII il 1 novembre 1950, mostra inoltre come il dogma sia fondato sulla Parola di Dio e dichiara quindi, con l'autorità della Chiesa, tale verità come rivelata[19].
IV. TRASMISSIONEL'insegnamento della Chiesa non si limita al contenuto dei Libri Sacri, ma comprende anche tutto ciò che è stato trasmesso in forma orale e tutto ciò di cui la Chiesa ha preso coscienza nel corso dei secoli. Quindi, la trasmissione del Deposito della fede non avviene solo tramite la Sacra Scrittura, ma anche e soprattutto attraverso la Tradizione. Volendo stabilire un confronto tra le due Fonti della Rivelazione è doveroso osservare che la Tradizione:
- cronologicamente precede la Sacra Scrittura; - presenta autorevolmente la S.Scrittura, in quanto ne fissa il Canone e ne garantisce la divina ispirazione con la conseguente inerranza; - completa la S.Scrittura, che da sola non è una sintesi compiuta delle verità rivelate; - interpreta il senso della S.Scrittura, incapace di spiegarsi da sé. Dunque la Sacra Scrittura non può stare senza la Tradizione, contro il giudizio protestante (cfr. DV 8-9) [20]. |
V. PAROLA DI DIO - Definizione
Dovendo parlare nei successivi paragrafi della "Parola di Dio", si vuole qui introdurne una definizione.
Come evidenziato dai Padri Sinodali della XII assemblea generale ordinaria del 2010, specificamente dedicata alla "Parola di Dio", con tale espressione la Chiesa racchiude molti significati [21][22a]:
"Parola di Dio" è per eccellenza la persona di Gesù Cristo, Verbo eterno del Padre, il logos, seconda persona della Santissima Trinità, Figlio del Padre (cfr Gv 1,1-3; Col 1,16), Verbo incarnato, Parola perfetta e definitiva di Dio [22b];
"Parola di Dio" è la Sacra Liturgia. Infatti nella Liturgia Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il suo Vangelo (Sacrosantum Concilium, n.33);
"Parola di Dio" è la Sacra Tradizione, che custodisce la Parola, la conserva e la offre all'umanità attraverso la predicazione, i sacramenti e la testimonianza di vita, in obbedienza al comando del Signore:"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura";
"Parola di Dio" è la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, in quanto divinamente ispirata, ma subordinatamente alla Tradizione in quanto la precede cronologicamente, ne fissa il canone (cioè stabilisce quali sono i libri realmente ispirati e quali no), ne cura le traduzioni e la interpreta autenticamente;
"Parola di Dio" è la stessa creazione, il liber naturae, secondo il salmo 19(18):"I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. ... Non è linguaggio non sono parole di cui non si oda il suono"; in tutta intera la creazione l'uomo, maschio e femmina, manifesta Dio in modo particolarissimo perché creato a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26-27). Nel volto di ogni fratello e sorella possiamo vedere il "volto di Dio"; dalle loro bocche possiamo sentire l'eco della voce di Dio;
"Parola di Dio" è ogni altra comunicazione di Dio all'uomo nella storia della Salvezza, dall'inizio alla fine dei tempi. Dio ha parlato e parla per mezzo dei Profeti con la potenza del suo Santo Spirito. Si tratta di tutte le Rivelazioni precedenti e successive a Gesù, fino ai tempi d'oggi.
Per trovare una sintesi unitaria del concetto di "Parola di Dio", possiamo dire che Dio, che abita una luce inaccessibile (1 Tm 6,16), si rivela all'uomo e manifesta il mistero della sua volontà con eventi e parole intimamente connessi fra loro (DV, 2). Tutte e ciascuna le modalità con cui Dio si comunica, si rivela e si manifesta all'uomo sono realmente e prendono egualmente il nome di "Parola di Dio". Tali iniziative divine, come abbiamo visto, non hanno necessariamente una componente verbale. Si usa il termine "parola" in analogia alla funzione della parola nella società umana, come strumento di comunicazione interpersonale, ma soprattutto come traduzione dei termini usati dagli agiografi, "logos" in greco e "dabar" in aramaico, che in tali culture avevano un significato molto più ampio di quanto noi oggi abbiamo.
Come evidenziato dai Padri Sinodali della XII assemblea generale ordinaria del 2010, specificamente dedicata alla "Parola di Dio", con tale espressione la Chiesa racchiude molti significati [21][22a]:
"Parola di Dio" è per eccellenza la persona di Gesù Cristo, Verbo eterno del Padre, il logos, seconda persona della Santissima Trinità, Figlio del Padre (cfr Gv 1,1-3; Col 1,16), Verbo incarnato, Parola perfetta e definitiva di Dio [22b];
"Parola di Dio" è la Sacra Liturgia. Infatti nella Liturgia Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il suo Vangelo (Sacrosantum Concilium, n.33);
"Parola di Dio" è la Sacra Tradizione, che custodisce la Parola, la conserva e la offre all'umanità attraverso la predicazione, i sacramenti e la testimonianza di vita, in obbedienza al comando del Signore:"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura";
"Parola di Dio" è la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, in quanto divinamente ispirata, ma subordinatamente alla Tradizione in quanto la precede cronologicamente, ne fissa il canone (cioè stabilisce quali sono i libri realmente ispirati e quali no), ne cura le traduzioni e la interpreta autenticamente;
"Parola di Dio" è la stessa creazione, il liber naturae, secondo il salmo 19(18):"I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. ... Non è linguaggio non sono parole di cui non si oda il suono"; in tutta intera la creazione l'uomo, maschio e femmina, manifesta Dio in modo particolarissimo perché creato a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26-27). Nel volto di ogni fratello e sorella possiamo vedere il "volto di Dio"; dalle loro bocche possiamo sentire l'eco della voce di Dio;
"Parola di Dio" è ogni altra comunicazione di Dio all'uomo nella storia della Salvezza, dall'inizio alla fine dei tempi. Dio ha parlato e parla per mezzo dei Profeti con la potenza del suo Santo Spirito. Si tratta di tutte le Rivelazioni precedenti e successive a Gesù, fino ai tempi d'oggi.
Per trovare una sintesi unitaria del concetto di "Parola di Dio", possiamo dire che Dio, che abita una luce inaccessibile (1 Tm 6,16), si rivela all'uomo e manifesta il mistero della sua volontà con eventi e parole intimamente connessi fra loro (DV, 2). Tutte e ciascuna le modalità con cui Dio si comunica, si rivela e si manifesta all'uomo sono realmente e prendono egualmente il nome di "Parola di Dio". Tali iniziative divine, come abbiamo visto, non hanno necessariamente una componente verbale. Si usa il termine "parola" in analogia alla funzione della parola nella società umana, come strumento di comunicazione interpersonale, ma soprattutto come traduzione dei termini usati dagli agiografi, "logos" in greco e "dabar" in aramaico, che in tali culture avevano un significato molto più ampio di quanto noi oggi abbiamo.
VI. DEPOSITO DELLA FEDE - Fonti e nozioni fondamentali
Il Deposito della fede è costituito da tutte quelle verità che la Chiesa piamente ascolta, santamente custodisce, fedelmente espone e da cui il Magistero attinge tutto ciò che propone ai fedeli di credere[23]. Tali verità sono già tutte contenute nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura[24] ma non sono ancora completamente esplicitate. "La Chiesa, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina..." [10] e arricchisce continuamente il suo Magistero con pronunciamenti ufficiali e dogmi di fede.
Il Concilio di Trento[25] ha ribadito che le due fonti[24] della fede cristiana cattolica sono: - i Libri Sacri; - le Tradizioni non scritte che, raccolte dagli apostoli dalla bocca dello stesso Cristo o dagli stessi apostoli, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, trasmesse quasi di mano in mano, sono giunte fino a noi. |
Il Concilio Vaticano II, in Dei Verbum 10, sviluppa questa teologia ed effettua una sottile distinzione tra "Deposito della fede" e "Deposito della Parola di Dio":
- Il "Deposito della fede" è contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura (CCC 84). Esso è costituito da tutte le Verità rivelate, Rivelazione che è completa e definitiva in Cristo.
- Il "Deposito della Parola di Dio" è invece costituito dalla Sacra Tradizione e dalla Sacra Scrittura [26] in modo preminente, ma in generale è uno solo per tutta la Parola di Dio.
Alla luce di quanto detto possiamo trarre alcune conclusioni:
VI.1) Con la morte degli Apostoli la Rivelazione si è conclusa, per cui né il Magistero ecclesiastico né le Rivelazioni Private possono aggiungervi nulla. In senso stretto, quindi, entrambi non appartengono al Deposito della fede (CCC 67).
La Chiesa con il suo Magistero illumina i fedeli circa le verità da credere e dal Deposito della fede "attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio” [6]. Le Rivelazioni Private rientrano in quell'azione dello Spirito Santo volta a guidare la Chiesa alla verità tutta intera e quindi contribuiscono ad esplicitare il Deposito della fede. Dio inoltre non può mai contraddire se stesso per cui il contenuto delle Rivelazioni Private autentiche non può mai essere difforme dal Deposito della fede. In senso lato, dunque, tanto il Magistero quanto le Rivelazioni Private rispecchiano fedelmente il contenuto del Deposito della fede e quindi le verità che affermano vi appartengono necessariamente.
VI.2) Sembra invece evidente, e non è contrario alla dottrina cattolica, l'appartenenza delle Rivelazioni Private al Deposito della Parola di Dio, in quanto comunicazioni di Dio all'uomo.
VI.3) Sia le verità del Deposito della fede che la Parola di Dio delle Rivelazioni Private vengono offerte alla totalità dei fedeli tramite la mediazione ed il giudizio della Chiesa.
VI.4) Lo Spirito Santo continua ad ammaestrare la Chiesa fornendola di doni gerarchici e carismatici, che Egli mantiene sempre vivi in essa, rivelando la sua opera in ambedue. Apostoli e Profeti sono i due fondamenti della Chiesa (Ef 2,20). Talvolta anzi, l'azione dello Spirito previene visibilmente l'azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige (Ad Gentes, n.4).
L'immagine che segue rappresenta sommariamente e schematicamente i concetti esposti in questo paragrafo.
- Il "Deposito della fede" è contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura (CCC 84). Esso è costituito da tutte le Verità rivelate, Rivelazione che è completa e definitiva in Cristo.
- Il "Deposito della Parola di Dio" è invece costituito dalla Sacra Tradizione e dalla Sacra Scrittura [26] in modo preminente, ma in generale è uno solo per tutta la Parola di Dio.
Alla luce di quanto detto possiamo trarre alcune conclusioni:
VI.1) Con la morte degli Apostoli la Rivelazione si è conclusa, per cui né il Magistero ecclesiastico né le Rivelazioni Private possono aggiungervi nulla. In senso stretto, quindi, entrambi non appartengono al Deposito della fede (CCC 67).
La Chiesa con il suo Magistero illumina i fedeli circa le verità da credere e dal Deposito della fede "attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio” [6]. Le Rivelazioni Private rientrano in quell'azione dello Spirito Santo volta a guidare la Chiesa alla verità tutta intera e quindi contribuiscono ad esplicitare il Deposito della fede. Dio inoltre non può mai contraddire se stesso per cui il contenuto delle Rivelazioni Private autentiche non può mai essere difforme dal Deposito della fede. In senso lato, dunque, tanto il Magistero quanto le Rivelazioni Private rispecchiano fedelmente il contenuto del Deposito della fede e quindi le verità che affermano vi appartengono necessariamente.
VI.2) Sembra invece evidente, e non è contrario alla dottrina cattolica, l'appartenenza delle Rivelazioni Private al Deposito della Parola di Dio, in quanto comunicazioni di Dio all'uomo.
VI.3) Sia le verità del Deposito della fede che la Parola di Dio delle Rivelazioni Private vengono offerte alla totalità dei fedeli tramite la mediazione ed il giudizio della Chiesa.
VI.4) Lo Spirito Santo continua ad ammaestrare la Chiesa fornendola di doni gerarchici e carismatici, che Egli mantiene sempre vivi in essa, rivelando la sua opera in ambedue. Apostoli e Profeti sono i due fondamenti della Chiesa (Ef 2,20). Talvolta anzi, l'azione dello Spirito previene visibilmente l'azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige (Ad Gentes, n.4).
L'immagine che segue rappresenta sommariamente e schematicamente i concetti esposti in questo paragrafo.
Nello schema, le Rivelazioni Private sono poste in modo trasversale alla Sacra Scrittura e alla Sacra Tradizione; inoltre sono poste anche al di fuori della Rivelazione Pubblica. Questo per rappresentare graficamente come le Rivelazioni Private non siano mai mancate nella storia della Salvezza: avvenivano nell'A.T., sono avvenute durante la Rivelazione Pubblica, come ampiamente testimoniato negli "Atti degli Apostoli", hanno influito sulla Tradizione e continuano ancora oggi a manifestarsi come a Lourdes, a Fatima e a Betania.
VII. FEDE DIVINA E FEDE UMANA - Definizioni
E' più che opportuno, prima di addentrarci nello studio dei gradi della Fede, definire con precisione cosa, in questo sito e in dottrina, si intenda per "Fede divina" e "fede umana".
Fides ex auditu, la Fede nasce dall'ascolto, come afferma S.Paolo (Rm 10,17). La Fede dunque non nasce dall'evidenza dei sensi o dal ragionamento, ma dalle parole che abbiamo udito dai predicatori, dai genitori o dai catechisti che ci hanno introdotto alle verità della Fede; se quello in cui si crede è fondato sull'autorità di Dio che rivela, la Fede si dice "Fede divina". Il Papa San Pio X, nel giuramento antimodernista, chiedeva di ammettere e riconoscere le prove esteriori della Rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell'origine soprannaturale della religione cristiana, perfettamente adatti a tutti gli uomini di tutti i tempi. Se diamo credito all'opinione o alla testimonianza di un uomo, allora la fede si dice "fede umana". Per usare le espressioni di Padre Zucconi [27] qual è dunque la buona Fede? Chi crede agli uomini, ha fede umana, e chi crede a Dio ha Fede divina. Fede Divina? O bella Fede, o bel credere a chi non erra. O bell'imparare dal Padre de' lumi. |
A tutto ciò che poggia sull'autorità di Dio rivelante occorre dare assenso di "Fede divina" come ricorda la Dei Verbum, n. 5, a Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede: è il tipo di fede avuto da Abramo, da Isacco, da Noè, da Maria Santissima, dagli Apostoli, da San Francesco, da Santa Giovanna d'Arco, da Bernadette di Lourdes, da Suor Lucia di Fatima e innumerevoli altri. Tutti costoro, fra cui Maria Santissima in modo massimo e di gran lunga maggiore[28a], hanno creduto alle parole del Signore (Cfr. Lc 1, 45).
Si definisce invece "Fede Divina e Cattolica" o a volte brevemente "Fede Cattolica" l'assenso dovuto a tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o tramandata, e che la Chiesa propone di credere come divinamente rivelato sia con giudizio solenne, sia nel suo Magistero ordinario ed universale[28b].
Si parla invece di "Fede Ecclesiastica" per l'assenso dovuto a verità non immediatamente contenute nella Rivelazione, ma che la Chiesa propone a credere in maniera infallibile; ad esempio i fatti dogmatici (come la canonizzazione di un Santo) o le conclusioni teologiche così connesse alla Rivelazione che negarle significherebbe compromettere la Rivelazione stessa. Sulla natura, la definizione e l'esistenza stessa di questo tipo di assenso non c'è consenso unanime fra i teologi.
Si definisce invece "Fede Divina e Cattolica" o a volte brevemente "Fede Cattolica" l'assenso dovuto a tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o tramandata, e che la Chiesa propone di credere come divinamente rivelato sia con giudizio solenne, sia nel suo Magistero ordinario ed universale[28b].
Si parla invece di "Fede Ecclesiastica" per l'assenso dovuto a verità non immediatamente contenute nella Rivelazione, ma che la Chiesa propone a credere in maniera infallibile; ad esempio i fatti dogmatici (come la canonizzazione di un Santo) o le conclusioni teologiche così connesse alla Rivelazione che negarle significherebbe compromettere la Rivelazione stessa. Sulla natura, la definizione e l'esistenza stessa di questo tipo di assenso non c'è consenso unanime fra i teologi.
VIII. GRADI DELLA FEDE - per i pronunciamenti del magistero
Non tutte le verità vengono proposte dal magistero con lo stesso grado di certezza. Esistono pronunciamenti dogmatici che sono infallibili ed irreformabili[29], altri ordinari come ad esempio le sentenze prossime o pertinenti alla fede e infine esistono le cosiddette opinioni teologiche, ove la materia non è ancora ben definita, il magistero non si è pronunciato in maniera solenne, né tantomeno ordinaria, ed i teologi presentano le loro conclusioni che a volte risultano anche essere in disaccordo fra loro.
Il magistero papale, nella sua forma comune ed ordinaria non è infallibile. Anche le decisioni delle congregazioni romane (Congregazione per la Dottrina della Fede, etc.) non sono infallibili. Non di meno esse sono da accogliersi con l'assenso interno sgorgante dall'obbedienza al magistero ecclesiastico.
In via eccezionale, per i pronunciamenti diversi da quelli infallibili, può cessare l'obbligo dell'assenso interno quando un competente in materia, avendone coscienziosamente esaminato tutti i motivi, giungesse alla sicura convinzione che la decisione del magistero ecclesiastico poggia su un errore[30].
Possiamo riassumere e schematizzare i gradi della fede nella seguente tabella:
- Il magistero solenne I, il grado massimo, infallibile ed irreformabile
Da credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* Proclamazioni di dogmi di fede;
* Verità solennemente proclamate da un Concilio generale.
- Il magistero solenne II, il grado massimo, infallibile ed irreformabile
Da credere con "fede ecclesiastica". Appartengono a questa categoria:
* Canonizzazione dei Santi;
* Altri fatti dogmatici (come la legittimità di un papa).
- Il magistero ordinario, il grado intermedio, fallibile
Da credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* Lettere encicliche di Magistero ordinario;
* I Catechismi approvati dai Vescovi;
* Decisioni delle congregazioni romane;
* Le Sentenze pertinenti alla fede o teologicamente certe o conclusioni teologiche (sententiae ad fidem pertinentes vel theologice certae) la cui verità è garantita dal loro intimo rapporto con la rivelazione;
* Le Sentenze prossime alla fede (sententiae fidei proximae) ritenute dalla quasi totalità dei teologi come verità rivelate, ma che la Chiesa non ha ancora proclamato tali dogmaticamente.
- Le opinioni teologiche, minor grado di credibilità, fallibili
Non sussiste l'obbligo di credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* La Sentenza comune, appartiene per sé alle libere opinioni ma è sostenuta comunemente dai teologi;
* La Pia Sentenza, quando è comunemente riconosciuta nella Chiesa;
* La Sentenza ben fondata, quando è teologicamente fondata;
* La Sentenza più probabile, ha una sicura priorità sulle altre;
* La Sentenza probabile, ha una priorità sulle altre;
* L'Opinione tollerata; essa ha il minimo grado di credibilità poiché è solo debolmente fondata ma è tollerata dalla Chiesa.
La teologia delle Rivelazioni Private, nel magistero della Chiesa, manca ancora di una formulazione organica sia solenne che ordinaria[31] ed appartiene quindi ancora a questa categoria delle opinioni teologiche. Esistono documenti che ne trattano alcuni aspetti in modo marginale come ad esempio: Benedetto XIV parla dell'assenso da dare alle R.P. in un trattato riguardante i processi di Beatificazione e Canonizzazione; la XIII assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi parla delle R.P. in una proposizione inerente le sette; Benedetto XVI ha ripreso tali concetti, assieme a quelli che lui stesso aveva espresso quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Esortazione Apostolica Postsinodale "Verbum Domini" parlando della "Dimensione escatologica della Parola di Dio". Se invece cerchiamo nella Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Rivelazione "Dei Verbum" non vi è alcuna occorrenza del termine "Rivelazione Privata".
- Le censure teologiche
In senso negativo esistono poi le cosiddette censure teologiche ovvero dei giudizi per mezzo dei quali alcune proposizioni concernenti la dottrina o la morale cattolica vengono designate come contrarie alla fede od almeno pericolose[32].
Il magistero papale, nella sua forma comune ed ordinaria non è infallibile. Anche le decisioni delle congregazioni romane (Congregazione per la Dottrina della Fede, etc.) non sono infallibili. Non di meno esse sono da accogliersi con l'assenso interno sgorgante dall'obbedienza al magistero ecclesiastico.
In via eccezionale, per i pronunciamenti diversi da quelli infallibili, può cessare l'obbligo dell'assenso interno quando un competente in materia, avendone coscienziosamente esaminato tutti i motivi, giungesse alla sicura convinzione che la decisione del magistero ecclesiastico poggia su un errore[30].
Possiamo riassumere e schematizzare i gradi della fede nella seguente tabella:
- Il magistero solenne I, il grado massimo, infallibile ed irreformabile
Da credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* Proclamazioni di dogmi di fede;
* Verità solennemente proclamate da un Concilio generale.
- Il magistero solenne II, il grado massimo, infallibile ed irreformabile
Da credere con "fede ecclesiastica". Appartengono a questa categoria:
* Canonizzazione dei Santi;
* Altri fatti dogmatici (come la legittimità di un papa).
- Il magistero ordinario, il grado intermedio, fallibile
Da credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* Lettere encicliche di Magistero ordinario;
* I Catechismi approvati dai Vescovi;
* Decisioni delle congregazioni romane;
* Le Sentenze pertinenti alla fede o teologicamente certe o conclusioni teologiche (sententiae ad fidem pertinentes vel theologice certae) la cui verità è garantita dal loro intimo rapporto con la rivelazione;
* Le Sentenze prossime alla fede (sententiae fidei proximae) ritenute dalla quasi totalità dei teologi come verità rivelate, ma che la Chiesa non ha ancora proclamato tali dogmaticamente.
- Le opinioni teologiche, minor grado di credibilità, fallibili
Non sussiste l'obbligo di credere con "fede divina e cattolica". Appartengono a questa categoria:
* La Sentenza comune, appartiene per sé alle libere opinioni ma è sostenuta comunemente dai teologi;
* La Pia Sentenza, quando è comunemente riconosciuta nella Chiesa;
* La Sentenza ben fondata, quando è teologicamente fondata;
* La Sentenza più probabile, ha una sicura priorità sulle altre;
* La Sentenza probabile, ha una priorità sulle altre;
* L'Opinione tollerata; essa ha il minimo grado di credibilità poiché è solo debolmente fondata ma è tollerata dalla Chiesa.
La teologia delle Rivelazioni Private, nel magistero della Chiesa, manca ancora di una formulazione organica sia solenne che ordinaria[31] ed appartiene quindi ancora a questa categoria delle opinioni teologiche. Esistono documenti che ne trattano alcuni aspetti in modo marginale come ad esempio: Benedetto XIV parla dell'assenso da dare alle R.P. in un trattato riguardante i processi di Beatificazione e Canonizzazione; la XIII assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi parla delle R.P. in una proposizione inerente le sette; Benedetto XVI ha ripreso tali concetti, assieme a quelli che lui stesso aveva espresso quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Esortazione Apostolica Postsinodale "Verbum Domini" parlando della "Dimensione escatologica della Parola di Dio". Se invece cerchiamo nella Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Rivelazione "Dei Verbum" non vi è alcuna occorrenza del termine "Rivelazione Privata".
- Le censure teologiche
In senso negativo esistono poi le cosiddette censure teologiche ovvero dei giudizi per mezzo dei quali alcune proposizioni concernenti la dottrina o la morale cattolica vengono designate come contrarie alla fede od almeno pericolose[32].
IX. L'ASSENSO DI FEDE DA DARE ALLE RIVELAZIONI PRIVATE
Questo argomento è teologicamente molto controverso e la risposta da dare comunque non è univoca perché dipende da molteplici fattori.
In primo luogo occorre distinguere sulla base del coinvolgimento della persona nella Rivelazione Privata, nel senso di:
a) soggetto/i che direttamente riceve/ono la Rivelazione;
b) soggetto/i che sono i destinatari della Rivelazione o a cui la Rivelazione intima di fare qualcosa;
c) soggetti ai quali la Rivelazione viene confidata da a) o da b) come parenti, amici o religiosi;
d) popolo di Dio tutto.
In secondo luogo occorre distinguere sulla base del tipo di approvazione che è stata emessa o meno dalla competente autorità diocesana oppure dalla Sede Apostolica.
In terzo luogo occorre valutare in base ai motivi di credibilità e credendità con cui la rivelazione di manifesta (come per esempio evidenti segni o miracoli).
In quarto luogo occorre valutare in base al contenuto della Rivelazione ovvero se si tratti dell'esplicitazione di verità già presenti nel Deposito della fede ma ancora non comprese, oppure di fatti e circostanze del passato o del futuro oppure ancora se si tratti di richiami per il comportamento.
E' naturale quindi che si sviluppi una casistica alquanto complessa.
In particolare, per coloro che hanno ricevuto direttamente le Rivelazioni, l'opinione teologica più accettabile sembra che l'assenso da dare debba essere di "Fede Divina"[33][34], in quanto hanno ricevuto una comunicazione direttamente da Dio. In base al Concilio di Trento una Rivelazione Privata può essere ragione di una certezza infallibile ed assoluta[35]. Questo assenso personale sembra anche prescindere dal consenso della Gerarchia, in quanto dono della Fede che Dio concede. Per citare un esempio, S.Giovanna d'Arco ha creduto alle voci a prescindere dalla contrarietà della Gerarchia, che addirittura l'ha condannata al rogo. Quando poi in un momento di sconforto aveva deciso di abiurare, è stata divinamente richiamata ed istruita che, rinnegando ciò che Dio le aveva rivelato, avrebbe perso la sua anima. A tale punto S.Giovanna d'Arco ha preferito morire bruciata piuttosto che rinnegare le sue Rivelazioni Private come invece chiedevano il vescovo in accordo con la commissione teologica.
Sembra che l'ossequio di "Fede Divina" si debba estendere anche a coloro ai quali la Rivelazione è indirizzata[36a][36b] ma solo se accompagnata da segni e miracoli evidenti. Ricordiamo comunque che in generale, il giudizio sulla genuinità e ordinato uso dei carismi spetta all'autorità ecclesiastica(LG 12).
Ci sono poi casi particolarmente eclatanti come Fatima, Lourdes e Betania in cui il messaggio è rivolto universalmente. Le implicazioni teologiche non sono ancora chiare.
Sembra ragionevole che le persone le quali vengano a conoscenza di una Rivelazione Privata dagli stessi profeti (o veggenti) tramite una confidenza possano prestare un grado di fede umana, in quando credono sulla base della fiducia che hanno in chi gli fa la confidenza.
Resta poi molto da approfondire circa l'assenso che deve dare il popolo di Dio di fronte a Rivelazioni approvate dalle autorità Diocesane o in alcuni casi addirittura dalla S.Sede.
Benedetto XVI, quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, citando il documento già menzionato[37] del suo predecessore Benedetto XIV, fa notare che:« Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili ». Trattasi di un caso molto particolare di assenso di fede (quella cattolica) con riferimento ad approvazioni anch'esse particolari. E' comunque ragionevole che un assentimento di Fede cattolica in generale non sia possibile perché, come abbiamo visto, per definizione esso è limitato alle verità contenute nella Parola di Dio scritta o trasmessa.
Potremmo però domandarci cosa avvenga nel caso in cui una Rivelazione Privata metta in luce e consenta di raggiungere una verità contenuta nel Deposito della fede di cui prima non c'era consapevolezza. In questo caso la Chiesa potrebbe senz'altro accoglierla nel magistero e chiedere un assentimento di "Fede Divina e Cattolica".
Potremmo anche domandarci se, al posto della Fede cattolica, in alcuni casi la Chiesa possa proporre un assenso analogo a quello dei fatti dogmatici (canonizzazioni, miracoli, etc.) i quali pure non fanno parte del Deposito della fede.
Potremmo infine domandarci che senso abbia una lunga e laboriosa approvazione ecclesiastica se poi la realtà viene proposta a credersi con sola fede umana, quella cioè che si potrebbe dare, e spesse volte molti già danno, anche prima ed in assenza del pronunciamento della Chiesa.
Ci sono stati inoltre pronunciamenti del Magistero in cui si fa riferimento esplicito ad alcune Rivelazioni Private come ad esempio Pio I che, nel decreto in cui stabilisce che la Pasqua venga da tutti celebrata nel giorno di Domenica[38], cita il comando ricevuto in proposito dall'Angelo vestito da pastore che apparve ad Erma.
Come ricordato anche da Giovanni Paolo II ci sono poi informazioni di carattere soprannaturale a cui possiamo accedere solo tramite queste rivelazioni come ad esempio quante e quali persone stiano negli inferi, oppure la reale situazione della fede ai nostri giorni. E' naturale che tali cose non possano essere contenute nel Deposito della Fede, ma se Dio ce le comunica ci sono dei motivi che non possiamo ignorare.
Ovviamente legato all'assenso di Fede c'è anche il problema dell'obbedienza. Proporre l'assenso con un minor grado di fede ci porta a rendere facoltativa l'obbedienza. Un maggiore grado di fede induce all'obbligatorietà. Il punto a cui ogni rivelazione fa riferimento nella struttura complessiva della persona è la docilitas, la disponibilità a lasciarsi ammaestrare da Dio [...] docilitas, che a sua volta ha il suo fondamento nell'umiltà, come apertura totale alla pura verità dell'amore, che traspare dai segni, che velatamente la rivelano.
Chi rifiuta per principio tutte le Rivelazioni Private deve, quindi, chiedersi se possiede veramente la docilitas di fronte alla Rivelazione Pubblica ossia fino a che punto il Vangelo di Gesù Cristo ha trovato accoglienza in lui. Chi rifiuta per principio tutte le Rivelazioni Private deve pure chiedersi se non si trovi in conflitto con lo Spirito Santo [...]. Si tratta di una chiusura pericolosa che può portare al peccato contro lo Spirito Santo[39].
Come abbiamo visto molti sono gli interrogativi che ancora domandano una risposta. Auspichiamo che le Mariofanie del XX secolo ricevano dalla Chiesa quella priorità per finalmente affrontare organicamente questa materia. Auspichiamo inoltre una più profonda riflessione sulle Rivelazioni Private in quest'anno della fede.
In primo luogo occorre distinguere sulla base del coinvolgimento della persona nella Rivelazione Privata, nel senso di:
a) soggetto/i che direttamente riceve/ono la Rivelazione;
b) soggetto/i che sono i destinatari della Rivelazione o a cui la Rivelazione intima di fare qualcosa;
c) soggetti ai quali la Rivelazione viene confidata da a) o da b) come parenti, amici o religiosi;
d) popolo di Dio tutto.
In secondo luogo occorre distinguere sulla base del tipo di approvazione che è stata emessa o meno dalla competente autorità diocesana oppure dalla Sede Apostolica.
In terzo luogo occorre valutare in base ai motivi di credibilità e credendità con cui la rivelazione di manifesta (come per esempio evidenti segni o miracoli).
In quarto luogo occorre valutare in base al contenuto della Rivelazione ovvero se si tratti dell'esplicitazione di verità già presenti nel Deposito della fede ma ancora non comprese, oppure di fatti e circostanze del passato o del futuro oppure ancora se si tratti di richiami per il comportamento.
E' naturale quindi che si sviluppi una casistica alquanto complessa.
In particolare, per coloro che hanno ricevuto direttamente le Rivelazioni, l'opinione teologica più accettabile sembra che l'assenso da dare debba essere di "Fede Divina"[33][34], in quanto hanno ricevuto una comunicazione direttamente da Dio. In base al Concilio di Trento una Rivelazione Privata può essere ragione di una certezza infallibile ed assoluta[35]. Questo assenso personale sembra anche prescindere dal consenso della Gerarchia, in quanto dono della Fede che Dio concede. Per citare un esempio, S.Giovanna d'Arco ha creduto alle voci a prescindere dalla contrarietà della Gerarchia, che addirittura l'ha condannata al rogo. Quando poi in un momento di sconforto aveva deciso di abiurare, è stata divinamente richiamata ed istruita che, rinnegando ciò che Dio le aveva rivelato, avrebbe perso la sua anima. A tale punto S.Giovanna d'Arco ha preferito morire bruciata piuttosto che rinnegare le sue Rivelazioni Private come invece chiedevano il vescovo in accordo con la commissione teologica.
Sembra che l'ossequio di "Fede Divina" si debba estendere anche a coloro ai quali la Rivelazione è indirizzata[36a][36b] ma solo se accompagnata da segni e miracoli evidenti. Ricordiamo comunque che in generale, il giudizio sulla genuinità e ordinato uso dei carismi spetta all'autorità ecclesiastica(LG 12).
Ci sono poi casi particolarmente eclatanti come Fatima, Lourdes e Betania in cui il messaggio è rivolto universalmente. Le implicazioni teologiche non sono ancora chiare.
Sembra ragionevole che le persone le quali vengano a conoscenza di una Rivelazione Privata dagli stessi profeti (o veggenti) tramite una confidenza possano prestare un grado di fede umana, in quando credono sulla base della fiducia che hanno in chi gli fa la confidenza.
Resta poi molto da approfondire circa l'assenso che deve dare il popolo di Dio di fronte a Rivelazioni approvate dalle autorità Diocesane o in alcuni casi addirittura dalla S.Sede.
Benedetto XVI, quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, citando il documento già menzionato[37] del suo predecessore Benedetto XIV, fa notare che:« Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili ». Trattasi di un caso molto particolare di assenso di fede (quella cattolica) con riferimento ad approvazioni anch'esse particolari. E' comunque ragionevole che un assentimento di Fede cattolica in generale non sia possibile perché, come abbiamo visto, per definizione esso è limitato alle verità contenute nella Parola di Dio scritta o trasmessa.
Potremmo però domandarci cosa avvenga nel caso in cui una Rivelazione Privata metta in luce e consenta di raggiungere una verità contenuta nel Deposito della fede di cui prima non c'era consapevolezza. In questo caso la Chiesa potrebbe senz'altro accoglierla nel magistero e chiedere un assentimento di "Fede Divina e Cattolica".
Potremmo anche domandarci se, al posto della Fede cattolica, in alcuni casi la Chiesa possa proporre un assenso analogo a quello dei fatti dogmatici (canonizzazioni, miracoli, etc.) i quali pure non fanno parte del Deposito della fede.
Potremmo infine domandarci che senso abbia una lunga e laboriosa approvazione ecclesiastica se poi la realtà viene proposta a credersi con sola fede umana, quella cioè che si potrebbe dare, e spesse volte molti già danno, anche prima ed in assenza del pronunciamento della Chiesa.
Ci sono stati inoltre pronunciamenti del Magistero in cui si fa riferimento esplicito ad alcune Rivelazioni Private come ad esempio Pio I che, nel decreto in cui stabilisce che la Pasqua venga da tutti celebrata nel giorno di Domenica[38], cita il comando ricevuto in proposito dall'Angelo vestito da pastore che apparve ad Erma.
Come ricordato anche da Giovanni Paolo II ci sono poi informazioni di carattere soprannaturale a cui possiamo accedere solo tramite queste rivelazioni come ad esempio quante e quali persone stiano negli inferi, oppure la reale situazione della fede ai nostri giorni. E' naturale che tali cose non possano essere contenute nel Deposito della Fede, ma se Dio ce le comunica ci sono dei motivi che non possiamo ignorare.
Ovviamente legato all'assenso di Fede c'è anche il problema dell'obbedienza. Proporre l'assenso con un minor grado di fede ci porta a rendere facoltativa l'obbedienza. Un maggiore grado di fede induce all'obbligatorietà. Il punto a cui ogni rivelazione fa riferimento nella struttura complessiva della persona è la docilitas, la disponibilità a lasciarsi ammaestrare da Dio [...] docilitas, che a sua volta ha il suo fondamento nell'umiltà, come apertura totale alla pura verità dell'amore, che traspare dai segni, che velatamente la rivelano.
Chi rifiuta per principio tutte le Rivelazioni Private deve, quindi, chiedersi se possiede veramente la docilitas di fronte alla Rivelazione Pubblica ossia fino a che punto il Vangelo di Gesù Cristo ha trovato accoglienza in lui. Chi rifiuta per principio tutte le Rivelazioni Private deve pure chiedersi se non si trovi in conflitto con lo Spirito Santo [...]. Si tratta di una chiusura pericolosa che può portare al peccato contro lo Spirito Santo[39].
Come abbiamo visto molti sono gli interrogativi che ancora domandano una risposta. Auspichiamo che le Mariofanie del XX secolo ricevano dalla Chiesa quella priorità per finalmente affrontare organicamente questa materia. Auspichiamo inoltre una più profonda riflessione sulle Rivelazioni Private in quest'anno della fede.
X. IL VICARIO DI CRISTO - fallibilità o infallibilità
Sopra tutti i Vescovi emerge il Papa, Vicario di Cristo, Successore di Pietro, Vescovo di Roma, Capo del Corpo episcopale succeduto al Collegio apostolico. Egli possiede la pienezza dei poteri in quanto supremo Maestro di verità, Sommo Pontefice nel sacerdozio, esclusivo Capo responsabile nel governo della Chiesa. Ma resta una creatura umana, capace di peccare, bisognoso del perdono di Dio per l'applicazione dei meriti di Cristo. Per se stesso, dunque, il suo primato non garantisce quel fatto eminentemente personale che è la santità; ossia non lo rende moralmente esemplare, non lo sottrae ai giudizi e alle condanne altrui, potendo comportarsi -nella sua condotta privata- contro la dottrina che insegna, come documenta la storia...
Se il Papa, come tale, non è necessariamente santo, come Maestro invece è infallibile ogni volta che si rivolge alla Chiesa universale per definire in modo categorico, chiaro e irrevocabile il senso della Parola di Dio tramandata e scritta riguardante la fede o i costumi. Si tratta, appunto, del magistero ex cathedra impartito da solo, oppure dirigendo e approvando le decisioni di un Concilio generale. Dunque, assolutamente parlando - potrebbe errare quando insegna come dottore privato, esprimendo opinioni personali, rivolgendosi a particolari gruppi di fedeli, riferendosi a rami del sapere estranei al Deposito della fede. Questa limitazione è indicata dalla stessa definizione dogmatica del Concilio Vaticano I, che dichiara il Papa infallibile solo come persona pubblica, ossia quando insegna «ex cathedra», come Pastore e Dottore universale: «… cum omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens...» (sess. IV, c. 4, o Denzinger, 3074).[...][40]
Se il Papa, come tale, non è necessariamente santo, come Maestro invece è infallibile ogni volta che si rivolge alla Chiesa universale per definire in modo categorico, chiaro e irrevocabile il senso della Parola di Dio tramandata e scritta riguardante la fede o i costumi. Si tratta, appunto, del magistero ex cathedra impartito da solo, oppure dirigendo e approvando le decisioni di un Concilio generale. Dunque, assolutamente parlando - potrebbe errare quando insegna come dottore privato, esprimendo opinioni personali, rivolgendosi a particolari gruppi di fedeli, riferendosi a rami del sapere estranei al Deposito della fede. Questa limitazione è indicata dalla stessa definizione dogmatica del Concilio Vaticano I, che dichiara il Papa infallibile solo come persona pubblica, ossia quando insegna «ex cathedra», come Pastore e Dottore universale: «… cum omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens...» (sess. IV, c. 4, o Denzinger, 3074).[...][40]
XI. IL SENSO DELLA FEDE o "Sensus fidei"
Il Senso della fede (in latino Sensus fidei), è una grazia tramite la quale la totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dallo Spirito Santo (cfr. 1 Gv 2,20 e 27), non può sbagliarsi nel credere[41], altrimenti verrebbe compromessa una qualche verità del Deposito della fede.
Questo implica che se « dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici » c'è l'universale consenso in cose di fede e di morale, allora la dottrina è certa. Viceversa, se la quasi totalità dei fedeli, pastori e laici, cadesse in errore, ci sarebbe sempre un piccolo numero, a volte detto "resto d'Israele"[42], per portare avanti la sana dottrina, preservando così l'integrità del Deposito della fede.
“Cristo, il grande profeta..., adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale.”[43]
G.Corvasce
Movimento Mariano Betania
PALESTRINA (RM)
Questo implica che se « dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici » c'è l'universale consenso in cose di fede e di morale, allora la dottrina è certa. Viceversa, se la quasi totalità dei fedeli, pastori e laici, cadesse in errore, ci sarebbe sempre un piccolo numero, a volte detto "resto d'Israele"[42], per portare avanti la sana dottrina, preservando così l'integrità del Deposito della fede.
“Cristo, il grande profeta..., adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale.”[43]
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Informazioni sul documento:
2011-2012 pubblicazione su Wikipedia di vari contributi a titolo personale e a cura di nostri collaboratori.
In seguito non è stato più fornito alcun contributo su WP ed il nostro impegno di revisione e aggiornamento prosegue in maniera ufficiale solo su rivelazioniprivate.it.
9 / 1 / 2013 Pubblicazione sul sito www.rivelazioniprivate.it dopo una completa revisione del materiale disponibile.
5 / 9 /2015 Ultimo aggiornamento
Versione corrente 3.0
(Si rammenta che il materiale presente in questo sito si può copiare liberamente a condizione che NON venga usato a scopo di lucro, VENGA riprodotto integralmente senza alterazioni o modifiche e che SI CITI la fonte ovvero G.Corvasce su www.rivelazioniprivate.org. Ogni altro uso non è autorizzato. (c) 2012-2013)
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NOTE
[1] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “..,e da questo unico deposito della fede...”.
[2a] Concilio di Trento, Decreto: De Canonicis Scripturis, “...fontem omnis et salutaris veritatis et morum disciplinae...”.
[2b] cfr. Padre Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.135 voce: Deposito della fede; "... verità ... insegnate da Gesù e tramandate dagli Apostoli. ..."
[3] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.2, “La profonda verità, poi, sia di Dio sia della salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione”.
[4] cfr. Concilio Vaticano I, cost. dogm. Pastor Aeternus, (Denz. 3070), "... la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il Deposito della Fede".
[5] cfr. Concilio Vaticano I, cost.dogm. Dei Filius, (Denz. 3020), "La dottrina della fede che Dio ha rivelato, ..., come un divino deposito è stata affidata alla Chiesa, sposa di Cristo, ..."; oppure vedi anche in stesso documento(Denz. 3018) "Inoltre, la Chiesa, che, assieme all'ufficio apostolico di insegnare, ha ricevuto il mandato di custodire il Deposito della fede, ha anche ..."
[6] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “.., e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio”.
[7] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.529 voce:Tradizione; "... Dunque, con la morte degli Apostoli, la Rivelazione si è conclusa; per cui alle verità da essi insegnate non è possibile "aggiungere" nulla, in modo che l'opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle e spiegarle ..."
[8] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.135 voce: Deposito della fede; "Esse costiuiscono la base del Magistero della Chiesa, non potendo questa aggiungere nulla a quanto - almeno implicitamente - è contenuto nella "Parola di Dio" detta e scritta.
[9] ”Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, ...”(Gv 16,12-13).
[10] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.8, “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo. ... La Chiesa nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio”.
[11] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, "...ita ut in tradita fide tenenda, exercenda profitendaque singularis fiat Antistitum et fidelium conspiratio", ovvero: “... in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, ci sia tra presuli e fedeli un particolare consenso".
[12] PIO XII, cost.apost. "Munificentissimus Deus", 1 Novembre 1950, AAS XLII, 753; "il concorde insegnamento del magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo ed infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio."
[13] cfr. PIO XII, Lett.Enc. "Humani Generis", 12 Agosto 1950, (Denz. 3886), "E il divin Redentore non ha affidato questo deposito, per l'autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo officio (come nel corso dei secoli è spesso avvenuto) con l'esercizio sia ordinario che straordinario di questo medesimo officio, è evidente che ...."
[14] cfr. P.E.Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.292 voce: Magistero Ecclesiastico.
[15] 1Tm 6,20; 2Tm 1,12.14
[16] cfr.P.Iovino, Il deposito della fede e la sana dottrina, in Il deposito della fede Timoteo e Tito, Pg.165
[17] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.529 voce:Tradizione; "... Dunque, con la morte degli Apostoli, la Rivelazione si è conclusa; per cui alle verità da essi insegnate non è possibile "aggiungere" nulla, in modo che l'opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle e spiegarle ..."
[18] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.8
[19] ”.., pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o mettere in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.”;Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3900-3904
[20] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.531 Tradizione
[21] cfr. Sinodo dei Vescovi, XII assemblea generale ordinaria del 2010 sulla "Parola di Dio", proposizione N.3;"I Pastori, perciò, devono educare il Popolo di Dio a cogliere i diversi significati dell'espressione Parola di Dio". Per le definizioni date cfr. tutta la proposizione;
[22a] cfr. Benedetto XVI, Esortazione Apostolica postsinodale "Verbum Domini", 30 settembre 2010, n.7
[22b] S.Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 2 settembre 1987, n.2 e n.5; “Gesù fa capire chiaramente che la sua esistenza terrena non può essere separata da tale preesistenza in Dio.[...] Affermare la preesistenza di Cristo nel Padre equivale a riconoscerne la Divinità”.
[23] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “Il quale magistero però non è superiore alla Parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone.., e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.”
[24] Vedi Humani Generis, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3886, dove Sacra Tradizione e Sacra Scrittura vengono chiamate “fonti” della Rivelazione.
[25] Concilio Tridentino, Sessione IV, 8 aprile 1546, Primo Decreto; ".. E poiché il sinodo sa che questa verità e normativa è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte ..."
[26] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio affidato alla Chiesa,...”
[27] Padre Ferdinando Zucconi, Lezioni della scienza de' Santi, Tomo V, Parte I, Lezione II, Pg.8, Stamperia Baglioni, MDCCXXXIV, Venezia.
[28a] Concilio Vaticano II, cost.dogm Lumen Gentium, Cap. VII, n.53, "Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. [...] per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.
[28b] Concilio Vaticano I, cost.dogm. Dei Filius, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3011 oppure n.2879, n.3408, n.3503
[29] Concilio Vaticano I, cost.dogm. Pastor Aeternus, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3073-3074; dogma infallibilità papale.
[30] L.Ott, Compendio di teologia dogmatica, par.8, Pg.23
[31] G.M.Roschini, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta, cap.3, pg.22; "Riguardo al valore delle rivelazioni private, vi sono tre sentenze: due opposte ed una intermedia..."
[32] cfr. L.Ott, Compendio di teologia dogmatica, par.9, pg.23
[33] A.Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600;”[...] Le rivelazioni particolari, qualunque sia la loro importanza ed autenticità, non appartengono, dunque, alla fede cattolica. Tuttavia, riconosciute come tali dopo un prudente giudizio, coloro che le hanno ricevute direttamente debbono senza alcun dubbio inchinarsi con rispetto dinanzi ad esse. I teologi discutono se questa adesione debba essere in essi un atto di fede divina; l'opinione affermativa sembra più accettabile. [...]"
[34] K.Rahner,”Privatoffenbarung”, in Sacramentum Mundi, III, 1285-86, e in:Lexicon fur Theologie und Kirche, VIII, 773; “Der carismatische impuls fur die je richtige entscheidung ist aber die function der privatoffenbarung ob sie dabei als solche explizit auftritt oder nicht”;”Quando una rivelazione privata viene riconosciuta dal Magistero della Chiesa, allora i fedeli devono aderirvi con ossequio di obbedienza al magistero stesso. Se poi la rivelazione fosse convalidata da evidenti miracoli, che confermano la soprannaturalità del fenomeno rivelatore e quindi testimoniano che si tratta di un intervento diretto di Dio, mediante lo Spirito Santo che opera nella Chiesa, allora essi sono tenuti ad aderirvi non solo per obbedienza dovuta al Magistero, ma per fede divina.”
[35] Paolo III, Concilio di Trento, decreto sulla Giustificazione, Can.16, (Denzinger 1566 e 1540); “Se qualcuno afferma, con infallibile e assoluta certezza, che egli avrà certamente il grande dono della perseveranza finale, a meno che abbia saputo ciò per una speciale rivelazione: sia anatema.” Questo pronunciamento dogmatico implica che una rivelazione speciale, o privata, potrebbe dare una certezza infallibile e assoluta.
[36a] A.Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600; "[...] Tale obbligo si estende anche a coloro ai quali Dio ordina d'intimare i suoi disegni, purché abbiano prove certe dell'autenticità di questa rivelazione.
[36b] cfr. Benedetto XIV, De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione"; Liber III, cap. ultimum, n.12, pag 607 e 608. "Quaeres autem primo, an illi, quibus fiunt revelationes privatae, si certo eis constiterit, a Deo esse, teneantur illis firmiter assensum praebere, et affirmando respondetur, juxta adnotata in ...."
[37] Card. Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV; De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione
[38] S.Pio I, Ut in Die Domenico Pascha Celebretur;"Istis ergo temporibus Hermes doctor fidei et scripturarum effulsit inter nos, et licet nos eodem pascha praedicta die celebraremus, et quidam inde dubitarent, ad corroborandas tamen animas eorum eidem Herme angelus domini in habitu pastoris apparuit et praecepit ei, ut pascha die dominico ab omnibus celebraretur tempore suo."
[39] Cfr. P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private, in Antonianum 64(1989), Pontificium Athenaeum Antonianum, Roma, inizio Pg.321 - Cap. IV: Superamento delle difficoltà psicologiche e di fede per una accoglienza della verità con amore.
[40] P.Enrico Zoffoli, Potere e obbedienza nella Chiesa, Pro Manuscriptu, 25 marzo 1996
[41] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Lumen Gentium, 12
[42] In analogia ad avvenimenti narrati nell'A.T.
[43] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Lumen Gentium, 35
[2a] Concilio di Trento, Decreto: De Canonicis Scripturis, “...fontem omnis et salutaris veritatis et morum disciplinae...”.
[2b] cfr. Padre Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.135 voce: Deposito della fede; "... verità ... insegnate da Gesù e tramandate dagli Apostoli. ..."
[3] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.2, “La profonda verità, poi, sia di Dio sia della salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione”.
[4] cfr. Concilio Vaticano I, cost. dogm. Pastor Aeternus, (Denz. 3070), "... la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il Deposito della Fede".
[5] cfr. Concilio Vaticano I, cost.dogm. Dei Filius, (Denz. 3020), "La dottrina della fede che Dio ha rivelato, ..., come un divino deposito è stata affidata alla Chiesa, sposa di Cristo, ..."; oppure vedi anche in stesso documento(Denz. 3018) "Inoltre, la Chiesa, che, assieme all'ufficio apostolico di insegnare, ha ricevuto il mandato di custodire il Deposito della fede, ha anche ..."
[6] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “.., e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio”.
[7] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.529 voce:Tradizione; "... Dunque, con la morte degli Apostoli, la Rivelazione si è conclusa; per cui alle verità da essi insegnate non è possibile "aggiungere" nulla, in modo che l'opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle e spiegarle ..."
[8] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.135 voce: Deposito della fede; "Esse costiuiscono la base del Magistero della Chiesa, non potendo questa aggiungere nulla a quanto - almeno implicitamente - è contenuto nella "Parola di Dio" detta e scritta.
[9] ”Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, ...”(Gv 16,12-13).
[10] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.8, “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo. ... La Chiesa nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio”.
[11] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, "...ita ut in tradita fide tenenda, exercenda profitendaque singularis fiat Antistitum et fidelium conspiratio", ovvero: “... in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, ci sia tra presuli e fedeli un particolare consenso".
[12] PIO XII, cost.apost. "Munificentissimus Deus", 1 Novembre 1950, AAS XLII, 753; "il concorde insegnamento del magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo ed infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio."
[13] cfr. PIO XII, Lett.Enc. "Humani Generis", 12 Agosto 1950, (Denz. 3886), "E il divin Redentore non ha affidato questo deposito, per l'autentica interpretazione, né ai singoli fedeli, né agli stessi teologi, ma solo al magistero della Chiesa. Se poi la Chiesa esercita questo suo officio (come nel corso dei secoli è spesso avvenuto) con l'esercizio sia ordinario che straordinario di questo medesimo officio, è evidente che ...."
[14] cfr. P.E.Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.292 voce: Magistero Ecclesiastico.
[15] 1Tm 6,20; 2Tm 1,12.14
[16] cfr.P.Iovino, Il deposito della fede e la sana dottrina, in Il deposito della fede Timoteo e Tito, Pg.165
[17] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.529 voce:Tradizione; "... Dunque, con la morte degli Apostoli, la Rivelazione si è conclusa; per cui alle verità da essi insegnate non è possibile "aggiungere" nulla, in modo che l'opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle e spiegarle ..."
[18] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.8
[19] ”.., pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o mettere in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.”;Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3900-3904
[20] cfr. P.Enrico Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Pg.531 Tradizione
[21] cfr. Sinodo dei Vescovi, XII assemblea generale ordinaria del 2010 sulla "Parola di Dio", proposizione N.3;"I Pastori, perciò, devono educare il Popolo di Dio a cogliere i diversi significati dell'espressione Parola di Dio". Per le definizioni date cfr. tutta la proposizione;
[22a] cfr. Benedetto XVI, Esortazione Apostolica postsinodale "Verbum Domini", 30 settembre 2010, n.7
[22b] S.Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 2 settembre 1987, n.2 e n.5; “Gesù fa capire chiaramente che la sua esistenza terrena non può essere separata da tale preesistenza in Dio.[...] Affermare la preesistenza di Cristo nel Padre equivale a riconoscerne la Divinità”.
[23] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “Il quale magistero però non è superiore alla Parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone.., e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.”
[24] Vedi Humani Generis, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3886, dove Sacra Tradizione e Sacra Scrittura vengono chiamate “fonti” della Rivelazione.
[25] Concilio Tridentino, Sessione IV, 8 aprile 1546, Primo Decreto; ".. E poiché il sinodo sa che questa verità e normativa è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte ..."
[26] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Dei Verbum, n.10, “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio affidato alla Chiesa,...”
[27] Padre Ferdinando Zucconi, Lezioni della scienza de' Santi, Tomo V, Parte I, Lezione II, Pg.8, Stamperia Baglioni, MDCCXXXIV, Venezia.
[28a] Concilio Vaticano II, cost.dogm Lumen Gentium, Cap. VII, n.53, "Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. [...] per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.
[28b] Concilio Vaticano I, cost.dogm. Dei Filius, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3011 oppure n.2879, n.3408, n.3503
[29] Concilio Vaticano I, cost.dogm. Pastor Aeternus, Denzinger, Enchiridion Symbolorum, n.3073-3074; dogma infallibilità papale.
[30] L.Ott, Compendio di teologia dogmatica, par.8, Pg.23
[31] G.M.Roschini, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta, cap.3, pg.22; "Riguardo al valore delle rivelazioni private, vi sono tre sentenze: due opposte ed una intermedia..."
[32] cfr. L.Ott, Compendio di teologia dogmatica, par.9, pg.23
[33] A.Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600;”[...] Le rivelazioni particolari, qualunque sia la loro importanza ed autenticità, non appartengono, dunque, alla fede cattolica. Tuttavia, riconosciute come tali dopo un prudente giudizio, coloro che le hanno ricevute direttamente debbono senza alcun dubbio inchinarsi con rispetto dinanzi ad esse. I teologi discutono se questa adesione debba essere in essi un atto di fede divina; l'opinione affermativa sembra più accettabile. [...]"
[34] K.Rahner,”Privatoffenbarung”, in Sacramentum Mundi, III, 1285-86, e in:Lexicon fur Theologie und Kirche, VIII, 773; “Der carismatische impuls fur die je richtige entscheidung ist aber die function der privatoffenbarung ob sie dabei als solche explizit auftritt oder nicht”;”Quando una rivelazione privata viene riconosciuta dal Magistero della Chiesa, allora i fedeli devono aderirvi con ossequio di obbedienza al magistero stesso. Se poi la rivelazione fosse convalidata da evidenti miracoli, che confermano la soprannaturalità del fenomeno rivelatore e quindi testimoniano che si tratta di un intervento diretto di Dio, mediante lo Spirito Santo che opera nella Chiesa, allora essi sono tenuti ad aderirvi non solo per obbedienza dovuta al Magistero, ma per fede divina.”
[35] Paolo III, Concilio di Trento, decreto sulla Giustificazione, Can.16, (Denzinger 1566 e 1540); “Se qualcuno afferma, con infallibile e assoluta certezza, che egli avrà certamente il grande dono della perseveranza finale, a meno che abbia saputo ciò per una speciale rivelazione: sia anatema.” Questo pronunciamento dogmatico implica che una rivelazione speciale, o privata, potrebbe dare una certezza infallibile e assoluta.
[36a] A.Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600; "[...] Tale obbligo si estende anche a coloro ai quali Dio ordina d'intimare i suoi disegni, purché abbiano prove certe dell'autenticità di questa rivelazione.
[36b] cfr. Benedetto XIV, De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione"; Liber III, cap. ultimum, n.12, pag 607 e 608. "Quaeres autem primo, an illi, quibus fiunt revelationes privatae, si certo eis constiterit, a Deo esse, teneantur illis firmiter assensum praebere, et affirmando respondetur, juxta adnotata in ...."
[37] Card. Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV; De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione
[38] S.Pio I, Ut in Die Domenico Pascha Celebretur;"Istis ergo temporibus Hermes doctor fidei et scripturarum effulsit inter nos, et licet nos eodem pascha praedicta die celebraremus, et quidam inde dubitarent, ad corroborandas tamen animas eorum eidem Herme angelus domini in habitu pastoris apparuit et praecepit ei, ut pascha die dominico ab omnibus celebraretur tempore suo."
[39] Cfr. P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private, in Antonianum 64(1989), Pontificium Athenaeum Antonianum, Roma, inizio Pg.321 - Cap. IV: Superamento delle difficoltà psicologiche e di fede per una accoglienza della verità con amore.
[40] P.Enrico Zoffoli, Potere e obbedienza nella Chiesa, Pro Manuscriptu, 25 marzo 1996
[41] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Lumen Gentium, 12
[42] In analogia ad avvenimenti narrati nell'A.T.
[43] Concilio Vaticano II, cost.dogm. Lumen Gentium, 35
STORIA DELLE REVISIONI (Deposito della fede)
Data
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Versione
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Richiedente
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Tipologia
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Descrizione
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9/1/2013
10/1/2013 11/1/2013 15/1/2013 19/1/2013 20/1/2013 |
2.0
2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 |
Associazione
Associazione Associazione Associazione Associazione Associazione |
Rilascio su rivelazioniprivate.it
Ampliamento Minori Minori Ampliamento Ampliamento |
Revisione completa
Aggiunte al Cap. VI e IX; Aggiunta nota 36; Numerazione note. Sintassi Lievi modifiche Cap.V Parola di Dio; Cap. VII Fede divina. Cap. VII Fede divina. Aggiunta nota 28a. |
7/11/2013
3/9/2014 23/9/2014 2/9/2015 5/9/2015 |
2.6
2.7 2.8 2.9 3.0 |
Movimento (Roma)
Associazione Associazione |
Precisazione
Ampliamento Miglioramento |
Cap.II Precisazione nella definizione. Aggiunta nota 2a.
Cap.V Parola di Dio; ampliamento sul Verbo eterno del Padre ed aggiunta nota 22b. Lievi modifiche formali |