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LE RIVELAZIONI PRIVATE
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_Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera,
perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. (Gv 16, 12-13)



DODICI INTERROGATIVI
SULLE RIVELAZIONI PRIVATE
AI QUALI FINORA NON E' STATA DATA UN RISPOSTA TEOLOGICA DEFINITIVA


Questione I - Se le rivelazioni private vanno credute con sola fede umana o con fede divina.

La costituzione dogmatica Dei Verbum (n.8) afferma che Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, cioè con la Chiesa, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità. Dio dunque continua a parlarci e questa iniziativa esige dall'uomo una risposta. Quale sia tale risposta è chiarito sempre nella Dei Verbum (n.5) dove si afferma che a Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede  con il quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui. E' opportuno sottolineare come il verbo 'rivela' al tempo presente estende il senso della frase anche alle Rivelazioni Private attuali. L'ossequio ribadito dai testi conciliari è talmente forte da non essere compatibile con un'assenso di fede umana.
L'idea che alle rivelazioni private si debba dare ossequio di fede divina è dunque largamente diffusa nella teologia. Il teologo Antonio Royo Marin afferma che:"riconosciute come (autentiche) dopo un prudente giudizio, coloro che le hanno ricevute direttamente debbono senza alcun dubbio inchinarsi con rispetto dinanzi ad esse. I teologi discutono se questa adesione debba essere in essi un atto di fede divina; l'opinione affermativa sembra più accettabile. Tale obbligo si estende anche a coloro ai quali Dio ordina d'intimare i suoi disegni, purché abbiano le prove certe dell'autenticità di questa rivelazione"[1a][1b].

A sostegno di questa opinione c'è anche un pronunciamento dogmatico del Concilio di Trento dove si afferma che solo chi abbia saputo ciò tramite una rivelazione privata, può affermare con certezza infallibile ed assoluta che egli avrà il grande dono della perseveranza finale, ovvero che si salverà.[2] Occorre qui notare che la certezza infallibile ed assoluta è uno dei gradi superiori della fede divina, in quanto quest'ultima è richiesta anche per il magistero ordinario e quindi fallibile.

I teologi si dividono poi sull'assenso di fede da dare nei casi più complessi in cui la Rivelazione non sia accreditata da evidenti miracoli oppure riguardi materia di fede e di dottrina.

A sostegno della tesi che alle rivelazioni private vada dato assenso di fede divina possiamo anche citare il card. Juan de Lugo[3], R.P.Martinez de Ripalda[4], P.Del Zotto[5], card. Ximenes o.f.m.[6], Bartolomeo Mastri di Meldola[7a].

A sostegno della tesi opposta, ovvero che alle rivelazioni private vada dato assenso di fede umana, possiamo citare il card. Joseph Ratzinger, ora papa emerito Benedetto XVI, come evidenziato nel suo commento teologico alla presentazione del terzo segreto di Fatima. [7b]

Questione II - Se le rivelazioni private fanno parte del Deposito della fede.

Affinché l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni (Dei Verbum, n.5). Non si tratta quindi di aggiungere o portare nuove verità nel Deposito della Fede, cosa per sua natura impossibile, ma di perfezionarne la consapevolezza. La Chiesa cioè, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina (Dei Verbum, n.8).  Quindi sebbene in senso stretto nulla si può aggiungere al Deposito della Fede, in senso lato molto c'è ancora da scoprire e da esplicitare in esso. Per analogia, anche il Magistero della Chiesa non può aggiungere o togliere nulla al Deposito della Fede, ma ha solo una funzione di esplicitazione.

Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo(1 Cor 14,1-5) e quindi in maniera privilegiata con le rivelazioni private. La Chiesa è infatti una realtà gerarchica e carismatica, fondata sugli apostoli (i primi apostoli e i loro legittimi successori) e i profeti (coloro che sono stati e vengono ancora privilegiati con un carisma profetico) (cfr. Ef 2, 19-22). Disconoscere i profeti come fondamento della Chiesa significa toglierle un principio vitale. Ecco l'esortazione di S.Paolo a non soffocare lo Spirito, non disprezzare le profezie, cioè non dare a loro un valore inferiore a quello che hanno realmente, ma esaminare tutto e ritenere ciò che è buono(1 Ts 5,19-21). Il verbo "ritenere" è in questo contesto particolarmente significativo e sembra proprio indicare al Magistero di accogliere tali profezie nel Deposito della Fede. D'altronde Dio è somma bontà e verità e, non essendo possibile in Lui contraddizione alcuna in quanto non può né ingannarsi e né ingannare, le rivelazioni private che compie oggi non possono in alcun modo contrastare con la Rivelazione ed in qualche modo sono celate in essa, allo stesso modo di quando  diciamo essere verità già rivelata la definizione da parte del Magistero di un qualunque dogma di fede. La disposizione fondamentale dell'uomo dev'essere, quindi, quella di riconoscere la verità sempre e dovunque essa si manifesti: si tratta di un'apertura totale di fronte a Dio e a quanto proviene da Lui.[8]

Se è vero quindi che Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, in quanto in Lui dice tutto,[9] è altrettanto vero che tale Parola è così densa ed impenetrabile che Gesù, come riferito da S.Giovanni evangelista, è costretto ad avvisare gli Apostoli con queste parole:"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 16,12-13)
La Sacra Scrittura sembra quindi auspicare una mutua ed armonica cooperazione fra i due fondamenti della Chiesa, gli Apostoli e i Profeti, fra doni gerarchici e carismatici provenienti entrambi da Dio.

P.Cristoforo de Vega(1595-1672), nel suo trattato Theologiae Marianae[10], asserisce che il Sommo Pontefice Innocenzo X(1644-1655) sulla base delle rivelazioni private di S.Brigida di Svezia(1303-1373) avrebbe potuto dirimere la controversia concezionalista definendo dogma di fede l'Immacolata Concezione. Nel fare questo, in effetti, non avrebbe errato in quanto il dogma sarà proclamato, ma solo alcuni secoli più tardi, l'8 dicembre 1854, da papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus. Il de Vega a sostegno della sua tesi, cita anche un importante pronunciamento di papa San Pio I (II secolo), che nel decreto in cui stabilisce che la Pasqua venga da tutti celebrata nel giorno di Domenica[11] cita il comando ricevuto in proposito dall'Angelo vestito da pastore che apparve ad Erma, dottore della fede e delle scritture.[12]

Questione III - Se sono destinate solo ad alcuni fedeli o sono per l'edificazione di tutta la Chiesa.

L'opinione, che si incontra assai spesso, che una rivelazione «privata» sia talmente privata da non possedere nessun carattere di obbligatorietà, è semplicemente falsa. Il termine «privato» si riferisce esclusivamente alla forma e al modo in cui avviene questa rivelazione[...]. Il carattere «privato» delle rivelazioni private dipende dal fatto che esse vengono conosciute in un determinato gruppo o in un determinato tempo. Questo non significa affatto che esse debbano essere limitate ai singoli, senza che tutta la Chiesa «ne riceva edificazione»(1 Cor 14,5). Come operazioni dello Spirito Santo sono un dono fatto alla Chiesa e devono trovare in essa la loro piena valutazione.[13] La Chiesa è infatti una realtà gerarchica e carismatica, dove Apostoli e Profeti ne sono il fondamento.(Ef 2, 19-22) Negare una valenza universale al fondamento profetico significa togliere alla Chiesa un suo principio vitale. Il decreto Ad Gentes, parlando di tale rapporto fra doni gerarchici e carismatici, arriva ad affermare che Gesù, organizzò il ministero apostolico e promise l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza.(Ad Gentes,n.4) Fra i doni carismatici quello preferito da S.Paolo(1Cor 14,5) è proprio la profezia perché dato ad edificazione dell'assemblea. Ecco che l'azione dello Spirito talvolta previene visibilmente l'azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige.(Ad Gentes,n.4) In questo senso, la stessa azione apostolica, ovvero della gerarchia ecclesiastica, non dovrebbe prescindere dall'apporto delle rivelazioni private.

Le rivelazioni private, inoltre, appartengono alle cosiddette grazie gratis date. Questa grazia della profezia non fa l'uomo più santo, è dono assolutamente gratuito di Dio, anzi alcune volte è data a peccatori, come si legge di Balaam nel libro dei Numeri, il quale profetò e nientedimeno fu uomo cattivo, di Saul e di Caifa. E il nostro Signore dice: "Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e scacciato i demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Ma io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità."(Mt 7, 22-23)
Queste grazie gratis date sono piuttosto ad utilità d'altri che ad utilità propria: maggiore cosa è avere un minimo grado di carità piuttosto che tutte le grazie gratis date, come dice l'apostolo: "Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia [...] ma non avessi la carità, non sono nulla." (1 Cor 13, 1-2)

Questione IV - Se sia corretto e possibile parlare di profeti dei tempi di oggi.

Teologicamente una sentenza negativa non sembra possibile. Ci si troverebbe in contrasto con l'insegnamento di S.Paolo che dice nella sua prima lettera ai Tessalonicesi:"Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie.."[14]
Il profeta è colui che parla in nome di Dio, e Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, cioè con la Chiesa (Dei Verbum, n.8). In tale senso nelle rivelazioni private si può parlare di veri profeti dei tempi di oggi. San Tommaso d'Aquino afferma che in ogni tempo non sono mancate persone dotate di spirito profetico, non per sviluppare una nuova dottrina di fede, ma per dirigere le azioni degli uomini.[15] E' vero però che al termine profeta, nei tempi di oggi, vengono sovente preferiti altri termini aventi un significato correlato e si parla ad esempio di carismatico, veggente o di carisma profetico.

_Questione V - Per quale motivo è scritto che S.Giovanni Battista è l'ultimo dei profeti.

__I profeti che preannunziavano la venuta di Cristo non potevano durare che fino a Giovanni Battista, il quale indicò il Cristo già presente. Tuttavia, come scrive S.Girolamo[16], "non si dice per questo che dopo Giovanni il Battista, non ci sarebbero più stati dei profeti: leggiamo infatti negli Atti degli Apostoli che profetarono sia Agabo che le quattro vergini figlie di Filippo". Anche S.Giovanni evangelista scrisse un libro profetico sulla fine della Chiesa, e in ogni tempo non sono mancate mai persone dotate di spirito profetico"[17].

_Questione VI - Quale sia il ruolo del profeta nel Nuovo Testamento ed in cosa differisca dai profeti dell'Antico Testamento.

__Affrontiamo l'argomento citando S. Tommaso d'Aquino.
La profezia, è sempre ordinata alla conoscenza della verità divina: la cui considerazione non solo ci istruisce nella fede, ma ci guida nei comportamenti, secondo le parole del Salmista:"Manda giù la tua luce e la tua verità: esse siano la mia guida.."(Sal 43,3) e anche nei proverbi:"Quando manca il profeta, il popolo degrada".(Prv 29,18) Ora, la fede cristiana cattolica consiste principalmente in due cose: primo, nella vera conoscenza di Dio, poiché sta scritto:"Chi si accosta a Dio deve credere che egli è."(Eb 11,6); secondo, nel conoscere il mistero dell'incarnazione di Cristo, conformemente alle parole del Vangelo:"Credete in Dio; e credete anche in me.."(Gv 14,1).

PRIMO ASPETTO: Istruzione nella fede
Se quindi parliamo della profezia in quanto è ordinata alla fede in Dio, troviamo che essa si è sviluppata in tre periodi di tempo: 1. prima della legge data a Mosè; 2. sotto la legge; 3. e sotto la grazia (da Gesù in poi).

Infatti prima della legge Abramo, Isacco e gli altri Patriarchi furono profeticamente istruiti sulle cose relative alla fede nella divinità.
Sotto la legge, poi, la rivelazione profetica su quanto riguarda la fede nella divinità fu fatta in maniera più eccellente che in precedenza: poiché ormai bisognava istruire su questo non solo delle persone e famiglie particolari, ma tutto un popolo.
Finalmente al tempo della grazia fu rivelato dal Figlio stesso di Dio, pienezza di tutta intera la rivelazione, il mistero della Trinità secondo le parole evangeliche:"Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo."

In ciascuno di questi tre periodi di tempo la rivelazione più importante fu la prima, e le altre si rifanno ad essa come ad un punto cardinale.

Nel periodo precedente alla legge la prima rivelazione è quella fatta ad Abramo, quando gli uomini cominciarono a perdere la fede nell'unico vero Dio, cadendo nell'idolatria.
Parimenti nel periodo della legge la prima rivelazione, cioè quella fatta a Mosè, fu la più importante: e su di essa è fondata ogni altra rivelazione dei Profeti.
Così pure nel tempo della grazia tutta la fede della Chiesa è fondata sulla rivelazione dell'unità e della Trinità di Dio fatta agli Apostoli, secondo le parole evangeliche:"Su questa pietra", cioè sulla professione di questa tua fede, "edificherò la mia Chiesa".(Mt 16,18)

Per quanto riguarda la fede nell'incarnazione di Cristo è noto che quanto più i credenti furono vicini al Cristo, sia prima che dopo, tanto più furono istruiti su ciò in modo completo. Però dopo in modo più perfetto che prima, come insegna l'Apostolo (cfr. Ef 3,1-13). Il mistero non fu svelato nelle generazioni passate come poi è stato svelato per mezzo dello Spirito(cfr. Ef 3,5). Il compito della profezia in ordine alla fede diviene quindi, dal nuovo testamento in poi, universale perché rivolto a tutti i gentili, e plenario perché orientato al raggiungimento della pienezza della verità divina.
Non sarebbe dunque né arduo né impossibile affermare che in ordine alla fede la profezia nel nuovo testamento sia più elevata della profezia veterotestamentaria.

SECONDO ASPETTO: Guida dei comportamenti
Quanto poi alla guida delle azioni umane, la rivelazione profetica non varia secondo la successione dei tempi, ma secondo la gravità delle circostanze, poiché sta scritto che "quando verrà meno la parola profetica, il popolo andrà in rovina"(Prv 29,18). Perciò in tutti i tempi gli uomini sono stati istruiti da Dio sulla loro condotta, come richiesto dalla salvezza degli eletti [18].
In altre parole non è mai mancata, né mancherà mai, la profezia per correggere i costumi [19].

_Questione VII - Se sia obbligatorio farne uso.

__Ogni rivelazione esige che le si presti fede nella misura in cui essa si dimostra vera. Per conseguenza chiudersi alla verità costituisce peccato. Quando è accertata l'autenticità di una rivelazione, il suo rifiuto equivale a contraddire alla verità stessa e quindi a mancanza di fede.
Si tratta in principio sempre di quella disposizione che può portare alla completa perdita della fede e che "rende Iddio menzognero". Se poi si rifiutano senza alcun motivo le prove che garantiscono la verità del fatto, si incorre nel peccato contro lo Spirito Santo.[20] 

Sullo sfondo di ciò che abbiamo detto finora, diventano più comprensibili alcune altre parole, impressionanti e sconvolgenti, di Gesù. Le potremmo chiamare le parole del non-perdono. Esse ci sono riferite dai Sinottici in rapporto ad un particolare peccato, che è chiamato bestemmia contro lo Spirito Santo. [...]
Perché la bestemmia contro lo Spirito Santo è imperdonabile? Come intendere questa bestemmia? Risponde san Tommaso d'Aquino che si tratta di un peccato:"irremissibile secondo la sua natura, in quanto esclude quegli elementi, grazie ai quali avviene la remissione dei peccati". Secondo una tale esegesi la bestemmia non consiste propriamente nell'offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all'uomo mediante lo Spirito Santo, ...”[21]

Va infine detto che la luce della profezia si estende anche alla guida dell'agire umano. E per questo la profezia è necessaria al governo del popolo. Specialmente poi in ordine al culto di Dio, per il quale non basta la natura, ma si richiede la grazia.[22]

Nel commento teologico alla pubblicazione del terzo segreto di Fatima e poi nella Esortanzione Apostolica Postsinodale "Verbum Domini" al n.14,  Benedetto XVI esprime un'opinione articolata con due affermazioni sull'argomento: "non le si deve trascurare" e poi "non è obbligatorio farne uso". Fra i due concetti contrapposti non è però chiara la priorità.

La Dei Verbum, 5 è invece chiara e categorica sull'atteggiamento da tenere in generale di fronte a Dio rivelante: "A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutt'intero e liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui". Tale obbedienza è l'essenza della vita cristiana ed abbraccia ogni rivelazione, dalla Rivelazione Pubblica ad ogni singola Rivelazione Privata.

Occorre infine dire che Dio non fa cose inutili. Per questo ogni iniziativa divina non può mai essere presa con senso di sufficienza. Se Dio compie qualcosa ciò è senz'altro necessario al nostro bene come singoli e come collettività.

_Questione VIII - Circa le affermazioni di S.Giovanni della Croce.

__Ed in particolare per quale ragione S.Giovanni della Croce afferma che:"chi volesse interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di Lui."[23]

Questa espressione non vuole negare la possibilità delle rivelazioni private, che la Chiesa, sin dalle origini, non ha mai messo in dubbio, ma vuole ammonire i fedeli a non interrogare, chiedere o peggio pretendere impunemente tali doni che sono invece elargiti da Dio, come grazie gratis date, con somma libertà e sapienza. Dio infatti non vuole che le anime ricerchino la conoscenza per via soprannaturale[24] come per interrogare un oracolo, e si scaglia contro certi direttori (spirituali), che quando vedono che alcune anime hanno queste visioni da Dio, chiedono loro di supplicare il Signore affinché riveli cose che riguardano la loro o altrui persona...Questo è un grande sbaglio, perché le rivelazioni o le locuzioni divine non sempre si verificano come gli uomini le immaginano o come sono in sé.[25] Al tempo medesimo S.Giovanni della Croce raccomanda di non allontanarsi dalla retta dottrina che è racchiusa in Cristo, mediatore e pienezza della Rivelazione, e non cercare cose diverse o novità che non siano in lui.

A conferma di quanto detto, S.Giovanni della Croce nel medesimo testo riconosce senza dubbio l'esistenza di doni soprannaturali ed afferma: "È opportuno ora parlare del quinto genere di beni nei quali l’anima può trovare gioia, cioè dei beni soprannaturali. Per beni soprannaturali intendo tutti i doni e le grazie da Dio concessi, che superano la facoltà e le forze della natura. Si chiamano grazie gratis datae, cioè date gratuitamente, come ad esempio i doni della sapienza e della scienza, accordati a Salomone, e le grazie di cui parla san Paolo (1Cor 12,9-10): la fede, il dono della guarigioni, quello di operare miracoli, lo spirito di profezia, la conoscenza e il discernimento degli spiriti, l’interpretazione e anche il dono delle lingue."[26]

E' dunque senz'altro vero che S.Giovanni della Croce, da dotto ed esperto maestro di vita spirituale, era molto severo nell'uso e soprattutto contro l'abuso delle rivelazioni private, ma ne riconosceva senza dubbio l'esistenza e l'importanza.

Questione IX - Quale sia il significato delle approvazioni date dalla Curia Vescovile o dalla Sede Apostolica.

_Argomento in preparazione.

Questione X - Se sia vero quanto sostenuto da alcuni che basta il Vangelo.

"Le Sacre Scritture e gli scritti dei dottori per sé sono sufficientissimi ad insegnare agli uomini la via della salute per istruzione esteriore; nientedimeno, se l'uomo non avesse il lume interiore della grazia, poca utilità conseguirebbe nella dottrina cattolica: è quindi necessario essere illuminati dentro da Dio per grazia, e questo lume è comune a tutti quelli che vogliono vivere da cristiani.
Ma oltre a questo, molte volte è necessario uno speciale lume, e particolarmente per chi deve illuminare altri, massimamente per alcune cose particolari e per le infinite circostanze, dovute alla diversità dei tempi e delle condizioni degli uomini ed alla variazione di stati, per le quali l'uomo si trova moltissime volte nel dubbio di ciò che deve fare nel presente e nel futuro.  Senza una speciale illuminazione, l'uomo non può sulla base delle Scritture né  sugli scritti dei dottori assicurarsi di agire al meglio, perché tali particolarità non sono scritte né è possibile agli uomini scriverle, in quanto il mondo intero appena basterebbe a contenere tali libri. [Et ideo iubebat Plato descendentem usque ad particularia quiscere.]
E perché nella mutazione della Chiesa cattolica, la quale non si fa mai senza grandi tribolazioni spirituali e corporali, è necessario preparare gli eletti di Dio e fortificarli nel ben vivere, affinché non vengano presi alla sprovvista, se noi consideriamo bene il Vecchio ed il Nuovo Testamento, Dio onnipotente di fronte a tale mutazione manda sempre ad avvisarli, confortarli e illuminarli su quello che devono fare, per bocca dei suoi servi."[27]
Questa è la risposta che dà Girolamo Savonarola al Diavolo Tentatore che gli proponeva la tesi opposta.

Questione XI - Se le Rivelazioni Private possono essere chiamate Parola di Dio.

_San Pietro in una delle sue lettere afferma: "Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio." (2 Pt 1, 20-21)
Il Profeta è dunque colui che parla le Parole di Dio e le Rivelazioni Private appartengono all'ordine profetico.
Anche la Costituzione Dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum, al n.8 afferma: "Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16)"
La Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione non nascondono la realtà che il profeta, quando investito dello Spirito di profezia, parla da parte di Dio e dunque le parole di Dio.

I cristiani, d'altronde, non hanno alcuna difficoltà psicologica ad accettare che ciò che è stato scritto per ispirazione nella Bibbia sia realmente Parola di Dio, come viene ribadito alla fine delle letture durante ogni Santa Messa, nonostante la presenza degli agiografi, dei traduttori e delle esegesi. Analogamente, ed in modo forse più naturale e spontaneo, si può credere che una rivelazione privata sia Parola di Dio. Spetta comunque alla gerarchia discernere circa l'attendibilità delle rivelazioni.  Se infatti una Rivelazione Privata non fosse Parola di Dio ci si dovrebbe chiedere di chi è dunque tale Parola. E' ovvio che tre possono essere le possibili sorgenti di una comunicazione di questo tipo: Divina, umana o diabolica. Compiuto un serio discernimento che porti a scartare l'origine umana o diabolica del fatto, se è dunque Dio che parla perché non poter affermare che è Parola di Dio?

Ci sono state rivelazioni private uniche nel loro genere e che hanno ricevuto Nulla osta ed Imprimatur ecclesiasiastico, in cui è stata rivelata esplicitamente la natura propria del messaggio. In una di queste Gesù afferma: "In altri posti si ascolta, sì, la mia parola, il mio vangelo: si ascolta quello che ho detto tanti secoli fa. Fratelli miei, come l'ho detto? L'ho detto con il mio umano: il mio umano. Ma in questo posto, non è il mio umano, ma è un umano completamente, completamente a mia disposizione. Fratelli miei, la mia parola è soltanto mia parola. La mia parola non vi si porta attraverso la lettura; vi si porta direttamente attraverso un umano; un umano che porta soltanto la mia parola."[28]
In un'altro messaggio Maria Santissima, l'11 settembre 1994, usa parole chiarissime per fugare ogni dubbio che nelle sue parole ci possa essere anche qualche parola umana: "Parla la Mamma in questo luogo. Non vi si trova in questo modo nessuna parola umana. E' soltanto parola divina, perché viene nel Cuore della Mamma soltanto parola divina."[29]
Nel messaggio dell'8 febbraio 1971, dato nella basilica di S.Pietro, in Roma, l'Eterno Padre ha detto con tono maestoso e monitorio: "Non sono passato, sono presente. Parlo come io posso e voglio. E' molto importante che mi si ascolti e che mi si intenda.  ..."[30]

Non dobbiamo dunque pensare che sia impossibile considerare la parola dei profeti a tutti gli effetti quale Parola di Dio. La discussione teologica sul quando e come nelle rivelazioni private ciò si possa fare è al momento completamente aperta ed i pronunciamenti del Magistero non sono al momento esaustivi.

Questione XII - Se sia vero che il linguaggio delle Rivelazioni Private è simbolico e di difficile interpretazione.

La Rivelazione Privata, come in genere l'agiografia, ovvero la scrittura ispirata, ha sempre necessità di essere interpretata dalle competenti autorità ecclesiastiche e dal Magistero. Senz'altro occasionalmente la R.P. può utilizzare un linguaggio e delle immagini simboliche. Questo però non è motivo sufficiente a scartarla, in quanto per lo stesso motivo andrebbe scartata la Sacra Scrittura, la quale pure in molti passi e versetti profetici, non manca di usare un linguaggio simbolico ed essere di difficile intepretazione. Ad esempio il libro di Daniele oppure l'Apocalisse di S.Giovanni usano di frequente un linguaggio simbolico ma è Dio che ha voluto che tali libri fossero scritti in tale modo.

Pubblicazione - Febbraio 2012

Ultimo aggiornamento 30 / 7 / 2015
Versione 1.3
www.rivelazioniprivate.org
Movimento Mariano Betania
PALESTRINA (RM)


(Si rammenta che il materiale presente in questo sito si può copiare liberamente a condizione che NON venga usato a scopo di lucro, VENGA riprodotto integralmente senza alterazioni o modifiche e che SI CITI la fonte ovvero www.rivelazioniprivate.org. Ogni altro uso non è autorizzato. (c) 2012-2013)


NOTE

_[1a] A.Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600, Pg.1076
[1b] Benedetto XIV (Card. Prospero Lambertini), De Servorum Dei beatification et Beatorum canonizatione, Tomus Tertius, Caput Ultimum, n.12, pag.607-608, "Quaeres autem primo, an illi, quibus fiunt revelationes privatae, si certo eis constiterit, a Deo esse, teneantur illis firmiter assensum praebere, et affirmando respondetur, juxta adnotata in ...."
[2] cfr. Paolo III, Concilio di Trento, decreto sulla Giustificazione, Can.16, Denz 1566 e 1540
[3] J.de Lugo, Disp.scholasticae et morales, Tomus I: De virtude fidei divinae, Disputatio I,  Sectio XI, n.240
[4] R.P.Martinez de Ripalda, De ente supernaturali, Tomus VII, Disputatio VII: de revelatione privata, Sectio II
[5] P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private
[6] Annotationes de mystica Civitate Dei, annot. 5,8
[7a] Bartolomeo Mastri di Meldola, De virtutibus theologalibus, Disputatio VI, Q.10, art.2,  n.299
[7b] Benedetto XVI nel commento teologico alla presentazione del terzo segreto di Fatima cita le seguenti parole di Benedetto XIV:"Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili."



[8] Cfr. H. Schlier, Grundzüge einer paulinischen Theologie (Herder Freibur-Basel-Wien 1978) 191.
[9] CCC, n.65
[10] Christobal de Vega, Theologiae Marianae, Pars Prior, Certamen XVI, n.391, Pag. 120
[11] Ut in Die Domenico Pascha Celebretur
[12] S.Pio I;"Istis ergo temporibus Hermes doctor fidei et scripturarum effulsit inter nos, et licet nos eodem pascha praedicta die celebraremus, et quidam inde dubitarent, ad corroborandas tamen animas eorum eidem Herme angelus domini in habitu pastoris apparuit et praecepit ei, ut pascha die dominico ab omnibus celebraretur tempore suo."


[13] Cfr. P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private; Pg.322, fine cap.IV - Superamento delle difficoltà psicologiche e di fede per una accoglienza della verità con amore.


[14] Niels Christian Hvidt, Il problema della profezia cristiana, Intervista al card.Joseph Ratzinger del 16 marzo 1998, domanda n.8
[15] San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, quaestio n.174, articulo n.6, ad 3um;"Et singulis temporibus non defuerunt aliqui prophetiae spiritum habentes, non quidem ad novam doctrinam fidei depromendam, sed ad humanorum actuum directiones"


[16] 2 Comment in Matth.,ad 11,13.
[17] San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, quaestio n.174, art. n.6, ad 3um;"Ad tertium dicendum quod prophetae praenuntianter Christi adventum non poterunt durare nisi "usque ad Ioannem", qui praesentialiter Christum digito demonstravit. Et tamen, ut Hieronimus ibidem dicit ... Et singulis temporibus non defuerunt aliqui prophetiae spiritum habentes"


[18] Per tutto questo capitolo cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, quaestio n.174, art. n.6, Ripondeo Dicendum...
[19] San Tommaso d'Aquino, Super Evangelium Sancti Matthaei lectura, c. XI, Lectio 1, Reportatio Leodegarii Bissuntini;"Sed ad corrigendos mores numquam deficit, nec deficiet prophetia."


[20] P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private; pag. 319.
[21] Giovanni Paolo II – Dominum et vivificantem 46-48 – Lettera Enciclica
[22] San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, quaestio n.172, art.1, ad 4um;"quod lumen propheticum se extendit etiam ad directiones humanorum actuum. Et secundum hoc, prophetia necessaria est ad populi gubernationem. Et praecipue in ordine ad cultum divinum, ad quem natura non sufficit, sed requiritur gratia."


[23] S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro II, Cap 22, Par.3-5
[24] S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro II, Cap.22, Par.2
[25] S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro II, Cap.18, Par.7-9
[26] S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro III, Cap.30, Par.1


[27] cfr. G.Savonarola, Compendio di Rivelazioni, Pag.37, n.10; Adattamento alla lingua corrente.


[28] Messaggio di Gesù dato per tramite di Maria Giovanna Gelfusa (detta Gianna), Natale 25 dicembre 1991, ore 18:24, presenti cinque sacerdoti e gruppo; Raccolta Gesù e Maria agli uomini d'oggi - Volume ai Vescovi - Messaggio n.47; Nulla osta e Imprimatur 29 febbraio 1992, Curia suburbicaria di Palestrina, +Petrus Garlato (Administrator Apostolicus). [Clicca qui per maggiori informazioni.]
[29] Messaggio di Maria Santissima  dato per tramite di Maria Giovanna Gelfusa, Domenica 11 settembre 1994, ore 19:40, presenti quattro sacerdoti e gruppo;   Raccolta Gesù e Maria agli uomini d'oggi - Volume n.16 - Messaggio n.55; Nulla osta 22 febbraio 1997 e Imprimatur 6 marzo 1997, Curia suburbicaria di Palestrina, +Vittorio Tomassetti (Vescovo di Palestrina)
[30] Messaggio dell'Eterno Padre dato per tramite di Maria Giovanna Gelfusa, Lunedì 8 febbraio 1971, (Mentre si trovava con un'amica nella cappella del Ss. Sacramento nella Basilica di S.Pietro, dall'immagine dell'Eterno Padre che sovrasta la cappella sente venire queste parole,  e fa cenno all'amica di scriverle);  Raccolta Gesù e Maria agli uomini d'oggi - Volume ai Vescovi - Messaggio n.1.



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